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Google Analytics e Clienti: non è sempre facile

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Anzi, può essere abbastanza complesso.
Soprattutto quando il sito cliente ha nel proprio staff una professionalità spiccatamente markettara, non particolarmente preparata in ambito web marketing e web analytics.
Magari anche un po’ wannabee.
Si tratta comunque di una professionalità sicuramente valida, orientata ad individuare ambiti di miglioramento del proprio business.

Il cliente, dopo circa quattro mesi di pianificazione mirata alla rimozione delle doorway create in elevato numero da una vecchia web agency, ad incrementare la visibilità del sito verso utenza targetizzata pianificata in funzione dei volumi di ricerca, della competitività e dell’universo semantico di riferimento, in occasione di una delle frequenti telefonate che tiene con il proprio consulente di search marketing, gli chiede da quand’è che si inizieranno a vedere dei risultati in termini di accessi al sito. Fa inoltre notare che sta rilevando una lieve flessione nelle visite.

A questo punto il consulente gli chiede quale dei KPI da lui analizzati non lo soddisfano; magari gli è sfuggito qualcosa: in fondo c’è sempre da imparare. 😉

Il cliente gli invia quindi uno screenshot relativo agli accessi al sito generati dai motori di ricerca misurati con Google Analytics.

Con una rapida verifica sul pannello Google Analytics, il consulente si rende conto che il suo cliente sta visualizzando gli accessi generati dai motori di ricerca. Tutti gli accessi.

Resosi conto del malinteso, con un paio di click il consulente filtra le visite pagate (AdWords) e gli accessi da traffico organico.

accessi adwords
accessi generati da attività di keyword advertising
accessi generati dai risultati organici sui motori di ricerca
accessi generati dai risultati organici sui motori di ricerca

Questi risultati, sicuramente incoraggianti ma non certo esaustivi, sono in parte rafforzati dai dati relativi alla frequenza di rimbalzo e page view.

frequenza di rimbalzo
frequenza di rimbalzo
pagine visualizzate dai visitatori
pagine visualizzate dai visitatori

Sintetizzando, per certi versi anche troppo, è possibile rilevare:

  • un considerevole incremento degli accessi generati dai risultati organici sui motori di ricerca,
  • una diminuzione degli investimenti in keyword advertising da parte del cliente,
  • una diminuzione della frequenza di rimbalzo,
  • un aumento delle pagine visualizzate dagli utenti.

E’ inoltre possibile supporre che probabilmente le doorway assolvevano al loro ingrato compito; è stato comunque deciso di rimuoverle chirurgicamente e implementare dei redirect 301 verso le pagine del sito maggiormente attinenti.

Ora il cliente è soddisfatto: il consulente di search marketing gli ha solo spiegato come interpretare i dati forniti da Google Analytics (o almeno un abbondante 5% di quei dati) e come contare i soldi che ha risparmiato in campagne AdWords.

Consiglio spassionato a chi fa project management: assicuratevi che il vostro cliente stia ricevendo i vostri report relativi all’andamento della pianificazione di search marketing che gli state curando. E assicuratevi che li capisca. 😉

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Alessio Sbrana

Da circa 20 anni mi occupo di strategie di web marketing: nel corso della mia carriera ho avuto l'opportunità di lavorare come freelance, imprenditore e responsabile dei team digital per varie agenzie di digital marketing.
Questi ruoli mi hanno dato modo di lavorare per siti aziendali, istituzionali, onlus, gruppi bancari, multinazionali, pmi, info-commerce e, soprattutto, siti di commercio elettronico.

Il miei "primi amori” sono stati la SEO e la SEM, ma la generazione di traffico, se pur "di qualità", non può bastare: negli anni ho approfondito le mie conoscenze in ambito digital con l’obiettivo di aumentare il profitto economico delle aziende attraverso il web, in modo particolare grazie alla conversion optimization (CRO) e alla marketing automation.

Quando non sono a correre in montagna mi occupo di formazione nel mondo digital.

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