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PageRank Sculpting e link in javascript: una rivoluzione! O no…

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page rank sculptingIn base alle recenti dichiarazioni rilasciate da Matt Cutts, potremmo (condizionale) pensare di azzardare un paio di punti fermi in merito a due argomenti di cui si è parlato molto durante e dopo il recente SMX Advanced: PageRank sculpting e PageRank da link in javascript, argomenti tra loro strettamente correlati.

Dalla notte dei tempi i webmaster più temerari (quando ancora non venivano chiamati "SEO") cercano di incanalare come possono "la rilevanza" (un po’ quella che è "la possenza" dei Jedi), dalle pagine con più "forza", tipicamente la homepage di un sito internet, verso aree di un sito "strategicamente degne": pagine di conversione, form di iscrizione a newsletter, etc.

Il PageRank sculpting ha proprio questo obiettivo: pilotare l’essenza di link affinché possa andare a rafforzare le spalle di determinate pagine o sezioni di un sito internet.
Tipicamente questa attività viene condotta attraverso l’impiego dell’attributo nofollow in determinati link, con il quale si comunica al motore di ricerca di non seguire il link che ne è dotato, impedendone dunque una (certa) assegnazione di valore. Il valore in disavanzo così creatosi viene distribuito e trasmesso alle pagine strategiche attraverso i link privi di attributo nofollow.
Fino a qui tutto chiaro, e ci sono fior di risorse sul web che ne parlano; inutile approfondire ulteriormente: semplifico con un esempio simle a quello utilizzato dal Tagliaerbe in un suo recente post dedicato all’argomento PageRang sculpting.

Vecchio scenario: una pagina avente un totale di 10 link verso altrettante pagine, 5 link con attributo nofollow e 5 link "normali".
Attribuzione della rilevanza: 1/5 per per ognuno dei 5 link "normali" e 0 per i link dotati di attributo nofollow.

Ed è proprio l’attribuzione di rilevanza ai link che, a parità di scenario, pare (di nuovo condizionale) essere cambiata.

Nuova attribuzione di rilevanza: 1/10 per i link "normali" per un totale di 5/10, 0 per i link dotati di attributo nofollow. E resto di 5/10 di rilevanza. 🙂
Quindi Google non ha intenzione di darmi il resto in caramelle: quei 5/10 non vengono distribuiti su altre sezioni della struttura informativa del sito i cui link non sono dotati di attibuto nofollow.

L’altra novità (apparente), riguarda invece i link in javascript: contrariamente a quanto sostenuto fino ad ora dalla stessa Google, i link in javascript da oggi verranno infatti seguiti (cosa che già accadeva) e "interpretati", con tanto di assegnazione di PageRank e attribuzione di valore semantico in funzione dell’anchor text adottato.

Si potrebbe dunque ipotizzare un totale sconvolgimento nelle serp: pensate a tutti i blog che fino ad ora, in maniera automatica o voluta dall’autore del blog, assegnano un attributo nofollow ai link nei commenti, o ai link in javascript utilizzati per differenziare i costi di vendita di un link rispetto ad un normale link "dofollow".

Un Armageddon nelle serp!
Un fatto del genere porterà inevitabilmente a grossi sconvolgimenti nelle pagine dei risultati forniti da Google oggi conosciuti e cambierà il destino del mondo!

…Oppure no? 🙂

Per come la vedo io, ma non solo io, non assisteremo a sconvolgimenti particolari nelle serp.
Con questi due annunci Google non fa altro che riassumere il controllo (o forse ufficializza qualcosa in atto già da tempo) su ciò che stava alla base del PageRank stesso e che, ancora una volta, gli era sfuggito di mano a causa dell’impiego massivo e scriteriato che ne è stato fatto per influenzare il ranking: un po’ quello che a suo tempo è accaduto con il meta tag keywords.
Il PageRank secondo Enrico Altavilla può essere infatti visto come una sorta di "click probability" sui link, in ogni loro forma, presentati ad un navigatore.
Non si tratta certo di una valutazione alla cui base sta l’usabilità di un sito, quanto piuttosto di un’interpretazione di carattere schifosamente logico e probabilmente già in atto da tempo: di fatto, un link rappresenta "rilevanza" per colui che lo pubblica su un sito internet, a prescindere dalla tecnologia con la quale tale link viene implementato; se lo hai pubblicato significa che per te ha valore e vuoi che la risorsa linkata venga visitata dai tuoi utenti. Punto.

E il nofollow?
No, non va in pensione.
L’attributo dovrà sempre essere usato, e sempre più, nel caso in cui non si è in grado di garantire la "buona fede" del nostro vicino: abita qui dietro casa mia e mi ha prestato il tagliaerbe, ma non so dirti se sotto a quel prato ben curato ha seppellito i corpi dei suoi parenti, brutalmente mutilati, o se sul suo blog personale fa uso di tecniche che infrangono le guideline di Google.

Utenti al centro, sempre. 🙂

15 commenti

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  • e pensare che anni fa, in un forum dal quale nel frattempo sono fortunatamente stato bannato, mi si voleva convincere dell’indubbio vantaggio di piazzare il nofollow su ogni link “non critico”… aaaahhhh

  • Dei link in javascript si sapeva… ci sono varie prove fatte da varie persone che lo dimostravano…

    E per il nofollow nel forum a cui accenna Stefano ci fu un bell’intervento di LowLevel che ben 3 anni fa anticipava il tutto…

    In genere occorre comprendere la filosofia dei motori di ricerca ed agire di conseguenza se si vuole lavorare nel lungo periodo.

  • @ Stefano: con Marco Ziero abbiamo proposto la realizzazione di una t-shirt niente male… comunque, giusto per tornare un po’ in topic, non so se hai notato che eBay ha un nofollow sul logo linkato alla home. 🙂

    @Luca: non posso che concordare, naturalmente. 🙂

  • @Luca già, è proprio così.

    @Alessio l’ultima volta che ho visitato ebay l’attributo nofollow doveva essere inventato 😛
    tornando off topic: mi interessa questa cosa della t-shirt… 🙂

  • Io sono convinto che il “nofollow” al motore serva.

    Attenzione, non è vitale, però è un meccanismo in grado di fornirgli qualche indicazione in più.
    Sappiamo bene che, Google in particolare, non si lascia sfuggire alcuna dinamica se questa può metterlo in condizione di “conoscere più cose”.

    3 anni fa non c’erano i sitelink; con questa add-on lui desidera sottoporre all’attenzione dell’utente ANCHE le sezioni interne più interessanti, ma è per lui controproducente rischiare di presentare nei sitelink sezioni “del cavolo”.

    Un aiuto, in questo senso, potrebbe essere proprio il “nofollow”, perchè non immagino situazioni in cui dalla homepage, per esempio, qualcuno abbia appiccicato un “nofollow” al link che porta alla sezione più strategica.

    Ripeto, un aiuto, un’informazione in più, niente di vitale.

    Secondo me questa dinamica è simile alla questione dei link a pagamento. Vuole mettere paura.

    Dai, diciamocela a proposito dei paid link: a volte c’ha visto bene, a volte ha proprio cannato, penalizzando siti che avevano outbound link verso risorse NON a tema ma che NON erano certo a pagamento.

    I link a pagamento, finchè non li “becca” funzionano ancora, ed alla grande. Basta “vestirli” bene con un pelo di attenzione e funzionano alla grande.

    Inoltre, laddove c’è stata una penalizzazione per presunti paid link, al massimo hanno segato la barretta: in termini di ranking non è successo nulla.

    Io credo che questa cosa del “nofollow” sia identica: terrore psicologico ma niente effetti sulle SERP anche perchè, per me, a Google ha un’informazione che può servire.

    Circa i link in javascript, a parte il fatto che, dal mio punto di vista si tratta della scelta corretta (un link è sempre un link), probabilmente qualche cosa cambierà nelle SERP, in bene ed in male.

    🙂

  • @marcoziero

    Mi sembra di leggere la nostra conversazione in SeoMobil tra Firenze Signa e Fabro 🙂

    Aggiungo una riflessione: è così difficile fare differenza tra nofollow interno (PR sculpting) e nofollow esterno (nospam)?

  • @Marco: un link è un link; ne parlavamo l’altra mattina poco prima delle 4, no? 😉
    L’attributo “nofollow” è utilissimo per il nostro lavoro, non ci piove.

    Che qualcosa cambierà nelle serp… beh, tutto è possibile.
    Secondo SEOmoz ci sarebbero qualcosa come 9 miliardi di link, per la maggior parte interni, che potrebbero essere interessati dai cambiamenti dovuti a queste (non)novità.
    E i più interessati forse sarebbero proprio i blog, dove però ad un alto numero di link in uscita con nofollow nei commenti corrisponde, probabilmente, un PageRank medio relativamente alto.

    Però non ci dimentichiamo che probabilmente Google già da tempo sta attuando valutazioni di questo tipo.

    Beh, stiamo a vedere… troppi “probabilmente”.
    Però questa volta voglio essere spavaldo e non stringo le chiappe! 😀

  • “Inoltre, laddove c’è stata una penalizzazione per presunti paid link, al massimo hanno segato la barretta: in termini di ranking non è successo nulla.”

    “Inoltre, laddove c’è stata una penalizzazione per presunti paid link, al massimo hanno segato la barretta: in termini di ranking non è successo nulla.”

    “Inoltre, laddove c’è stata una penalizzazione per presunti paid link, al massimo hanno segato la barretta: in termini di ranking non è successo nulla.”

    “Inoltre, laddove c’è stata una penalizzazione per presunti paid link, al massimo hanno segato la barretta: in termini di ranking non è successo nulla.”

    niente da aggiungere, volevo solo dargli più enfasi 🙂

  • @Stefano

    Trattandosi di “presunti” e non essendo dimostrabile, anche perché in alcuni casi il link è comunque “a pagamento” anche se di fatto non c’è stata una transazione economica vera e propria, non vedo cosa ci sia di male a segare la barretta. 🙂

    Ok, magari serve a poco, e su questo posso anche essere d’accordo, ma di fatto disinnesca le motivazioni che stanno alla base della compravendita di link di “bassa lega”, ovvero basata su una valutazione basata sul solo TBPR.

    Non posso avere la certezza che quei link siano effettivamente a pagamento ma, di fatto, alcuni fattori li fanno rientrare di diritto in quella tipologia di link (posizione nel template, inserimento in pagine specifiche, anchor text, title, etc.): nel dubbio ti taglio il TBPR, ovvero il metro di valutazione effettivamente (e erroneamente) percepito da alcuni potenziali acquirenti di link.
    Proprio perché non posso essere certo che si tratti di link a pagamento decido di non toccarti il ranking, anche perché comunque proponi anche dei link utili per me e per gli utenti.
    Dai, non fa una grinza. 🙂

  • ho aperto un blog da 20 giorni ora è pr2 e vorrei mantenerlo o migliorarlo in vista di alcuni contenuti che vorrei fare che spero abbiano un buon posizionamento.Leggendo questo e altri articoli mi è venuta quasi l’ansia.Se il nofollow non serve piu’ a scolpire il proprio flusso interno come faro’ a passare il rank agli articoli che voglio?
    Devo evitare altri contenuti e link?!?
    Stavo prendendo una strada molto ampia ora invece sto pensando di restringere molto gli argomenti del blog perchè di tutti gli articoli che potrei scrivere solo alcuni mi interessa il posizionamento.
    Usare il nofollow a questo punto cambierebbe poco e niente giusto? Allora meglio il taglio agli argomenti del blog con aumento degli articoli sugli argomenti per cui mi interessa posizionarmi?!?

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Alessio Sbrana

Da circa 20 anni mi occupo di strategie di web marketing: nel corso della mia carriera ho avuto l'opportunità di lavorare come freelance, imprenditore e responsabile dei team digital per varie agenzie di digital marketing.
Questi ruoli mi hanno dato modo di lavorare per siti aziendali, istituzionali, onlus, gruppi bancari, multinazionali, pmi, info-commerce e, soprattutto, siti di commercio elettronico.

Il miei "primi amori” sono stati la SEO e la SEM, ma la generazione di traffico, se pur "di qualità", non può bastare: negli anni ho approfondito le mie conoscenze in ambito digital con l’obiettivo di aumentare il profitto economico delle aziende attraverso il web, in modo particolare grazie alla conversion optimization (CRO) e alla marketing automation.

Quando non sono in montagna, a piedi o con la mia bici, mi occupo di formazione nel mondo digital.

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