Dallo scorso dicembre Google Ads offre ai propri inserzionisti la possibilità di pagare a conversioni anziché a clic: una svolta epocale nel mondo del digital advertising, anche se limitato alle campagne display, siano esse standard o smart.
È un po’ un sogno che si avvera per chi si occupa di traffico paid: smettere di pagare i clic e pagare solo per azioni effettivamente “di valore” fatte dagli utenti sul sito, come una lead o un transazione su un e-commerce!
I requisiti per poter accedere al pagamento per le conversioni
Sulla carta sono relativamente semplici:
- aver attivato il monitoraggio delle conversioni
- aver generato almeno 100 conversioni negli ultimi 30 giorni (per le display intelligenti ne sono sufficienti 50 negli ultimi 30 giorni)
- il 90% delle conversioni deve avvenire entro una finestra di conversione inferiore a una settimana
- non utilizzare le conversioni offline (eventualmente saranno da rimuovere)
- non utilizzare un budget condiviso
- avere un pagamento di almeno 100€ andato a buon fine
- adottare il CPA target come strategia di offerta della campagna display in oggetto
Finché non sarà soddisfatto il requisito del numero minimo di conversioni negli ultimi 30 giorni, sarà visualizzato il seguente messaggio.
Da momento in cui i requisiti saranno invece soddisfatti, avrò impostato un CPA e la preferenza di pagamento per conversioni, alla campagna saranno addebitate le sole conversioni maturate, pagandole il CPA target impostato.
Quindi se imposto il CPA target a 6€ e genero 10 conversioni, riceverò un addebito di 60€, mentre non avrò alcun costo per i clic che sono stati necessari per generare le mie 6 conversioni.
Ora naturalmente se impostassi un CPA maledettamente basso rispetto al mio CPA effettivo, otterrei lo stesso risultato che una condotta simile sortirebbe su una campagna a CPA con pagamento a clic: avrò buone probabilità che la mia campagna cessi di generare impression e, conseguentemente, clic.
tutto molto bello sulla carta, ma c’è un “ma”…
È infatti possibile che l’account Google Ads non venga ritenuto idoneo al pagamento per le conversioni; in questo caso l’interfaccia utente mostrerà il seguente messaggio.
Se dovesse accadere, sarà inutile contattare l’assistenza Google Ads: il team di supporto agli inserzionisti non saprà indicare le motivazioni che hanno portato alla mancata idoneità dell’account, né cosa è possibile fare per risolvere il problema.
Tuttavia non è ancora il momento di disperare: l’idoneità viene aggiornata con cadenza giornaliera, quindi un account non idoneo oggi potrebbe esserlo in futuro.
Raro, ma può accadere.
Se invece sono stato in grado di avviare la mia campagna con pagamento a conversioni, dopo aver festeggiato a Veuve Clicquot e ostriche di Bluff, potrò facilmente ritrovarmi in situazioni di questo tipo.
Finiti i festeggiamenti, però, potrei rendermi conto di aver generato tantissime impression, tanti clic… e di non aver generato neanche una conversione, che sia chiaro. 🙂
Tuttavia, in considerazione del fatto che da relativamente poco tempo è possibile impostare a livello di campagna le azioni di conversione su cui si desidera focalizzarci e che queste possono essere modificate nel corso del tempo, unitamente a questa nuova opportunità di pagare per conversioni, sono certo che agli advertiser più bastar scaltri verrà in mente più di un modo per sfruttare tutto ciò a proprio vantaggio.
Un esempio potrebbe essere rappresentato dalla quieta convivenza tra una campagna con pagamento a conversione per un certo tipo di conversione, ipotizziamo le lead, con altre campagne, siano esse con pagamento a clic o a conversioni, aventi però come obiettivo un’altra conversione, ad esempio le vendite, dove la prima può generare assist per la seconda, per non parlare dell’affiancamento con campagne di retargeting su altri canali, come Facebook Ads, Criteo o Google Ads stesso.